lunedì 24 giugno 2013

Voglio vivere così

Ah, ah! Oggi amo ardentemente
quel ruscello impertinente
menestrello dell'amor
Ah, ah! La fiorita delle piante
tiene allegro sempre il cuor
sai perché?

Voglio vivere così
col sole in fronte
e felice canto
canto per me!



Firenze - Maggio 2013
OM1 + 28/2.8 + FP4 125ASA + Microphen

domenica 23 giugno 2013

Step back

Un giorno regalai a una persona la mia vecchia Nikon D80.
Questa persona aveva fatto tanto per me (e lo fa ancora adesso) e una domenica pomeriggio mi presentai con la scatola dorata e gli dissi "Ecco, è tua".

Lui sorrise, mi guardò e disse: "Anche io ho qualcosa per te" e mi diede una borsa di tela verde, un po' sgualcita.
Dentro, qualcosa che andava oltre la mia immaginazione digitale.

In quella sacca verde "da reporter" sonnecchiava da chissà quanti anni una Olympus OM1 insieme alla "Triade Perfetta": 28/2.8, 50/1.8, 135/2.8.

Me ne innamorai appena guardai dentro al mirino.
Perché quello non è un mirino, è un cinemascope (guardate l'immagine qui sotto e capirete il perché)


Ma non è solo questione di cinemascope.

La Olly è una zietta del 1982 e di automatico ha solo l'esposimetro.
Nessun autofocus, nessun avanzamento automatico della pellicola, nessuna modalità P, A, M, S.

36 colpi, non uno di più. Niente braketing. Niente griglia di inquadratura.
E se canno l'esposizione non c'è photoshop che tenga.
E non posso sapere subito se la foto che ho appena scattato è venuta come volevo.

E' l'esatto contrario del "Non pensare, scatta".

Se non guardi, non osservi, non pensi, la Olly ti manda a 'fanculo.
Letteralmente.

E' fotografia.
Mica Instagram.


Tempio buddista - Kuala Lumpur
OM1 + 28/2.8
FP4 125 + microphen

venerdì 21 giugno 2013

Quotidianità


Alla fine sono le cose più banali quelle che mi attraggono.

OM1 + 50/1.8 
FP4 125 + Microphen

lunedì 17 giugno 2013

Resting


Ho bisogno di qualcuno che mi tenga in braccio così, che io possa appoggiare la mia testa sulla sua spalla e sicuro mi accompagni lungo il cammino.

Lesson Learned



Ho molto da imparare dai tailandesi

giovedì 6 giugno 2013

Sleeping cage

"Saluti al mio amico che non ha fatto neanche una foto al Sultan Abdul Samad Building e invece scatta una foto a un uomo che dorme per strada"

Così mi ha salutato la mia "amica" di Kuala Lumpur, qualche giorno dopo avermi accompagnato lungo le vie di questa città.


E non senza torti.


Un palazzo presidenziale è un edificio come un altro, magari un po' più bello, magari più brutto.


Ma un uomo che dorme per strada no.


Un uomo che dorme per strada è una persona e come tale è unica, inimitabile.


Anche nel dormire.


Kuala Lumpur - Maggio 2013

OM1 + 135/2.8 - Ilford 125 + Perceptol



mercoledì 5 giugno 2013

Free internet

Siamo sempre connessi.
Ovunque noi siamo, siamo sempre in contatto col nostro amico in Georgia, o il collega che sta a Singapore. 
Relazioni digitali in una realtà digitale.

Basterebbe invece alzare lo sguardo per un attimo per accorgersi della realtà vera, quella che ci circonda.

Singapore, Changi International Airport, Maggio 2013
OM1 + 28/2.8, Ilford 125 + Perceptol




Non imparerò mai

E' sempre così.

Quando decido di lasciare a casa, o il più delle volte in albergo, la macchina fotografica, mi ritrovo davanti situazioni o luoghi che non aspettano altro che essere immortalate.

Un temporale sul lago Trasimeno, le colline umbre macchiate di sole, due ragazzini che giocano a calcio con una bottiglia di plastica.

Sono lì, davanti a me, e io che come un turista americano imbambolato tento di fare una foto con il mio cellulare.
Facesse almeno foto decenti, il mio smartphone vecchio di 2 anni (vecchio... 2 anni....).

Ma poi scopro che lasciare a casa la macchina fotografica può essere utile per vivere intensamente quell'istante che ci è dato, perché non potremo congelarlo, manipolarlo con photoshop e riviverlo una volta a casa.

Quel tramonto, quelle colline macchiate di sole, non sono lì per essere immortalate, ma per essere vissute.

Intensamente vissute.