domenica 23 giugno 2013

Step back

Un giorno regalai a una persona la mia vecchia Nikon D80.
Questa persona aveva fatto tanto per me (e lo fa ancora adesso) e una domenica pomeriggio mi presentai con la scatola dorata e gli dissi "Ecco, è tua".

Lui sorrise, mi guardò e disse: "Anche io ho qualcosa per te" e mi diede una borsa di tela verde, un po' sgualcita.
Dentro, qualcosa che andava oltre la mia immaginazione digitale.

In quella sacca verde "da reporter" sonnecchiava da chissà quanti anni una Olympus OM1 insieme alla "Triade Perfetta": 28/2.8, 50/1.8, 135/2.8.

Me ne innamorai appena guardai dentro al mirino.
Perché quello non è un mirino, è un cinemascope (guardate l'immagine qui sotto e capirete il perché)


Ma non è solo questione di cinemascope.

La Olly è una zietta del 1982 e di automatico ha solo l'esposimetro.
Nessun autofocus, nessun avanzamento automatico della pellicola, nessuna modalità P, A, M, S.

36 colpi, non uno di più. Niente braketing. Niente griglia di inquadratura.
E se canno l'esposizione non c'è photoshop che tenga.
E non posso sapere subito se la foto che ho appena scattato è venuta come volevo.

E' l'esatto contrario del "Non pensare, scatta".

Se non guardi, non osservi, non pensi, la Olly ti manda a 'fanculo.
Letteralmente.

E' fotografia.
Mica Instagram.


Tempio buddista - Kuala Lumpur
OM1 + 28/2.8
FP4 125 + microphen

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