mercoledì 5 giugno 2013

Non imparerò mai

E' sempre così.

Quando decido di lasciare a casa, o il più delle volte in albergo, la macchina fotografica, mi ritrovo davanti situazioni o luoghi che non aspettano altro che essere immortalate.

Un temporale sul lago Trasimeno, le colline umbre macchiate di sole, due ragazzini che giocano a calcio con una bottiglia di plastica.

Sono lì, davanti a me, e io che come un turista americano imbambolato tento di fare una foto con il mio cellulare.
Facesse almeno foto decenti, il mio smartphone vecchio di 2 anni (vecchio... 2 anni....).

Ma poi scopro che lasciare a casa la macchina fotografica può essere utile per vivere intensamente quell'istante che ci è dato, perché non potremo congelarlo, manipolarlo con photoshop e riviverlo una volta a casa.

Quel tramonto, quelle colline macchiate di sole, non sono lì per essere immortalate, ma per essere vissute.

Intensamente vissute.

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